Per cavalcare la ripresa che oggi si affaccia nel nostro Paese, l’Italia deve mettere in campo le sue energie migliori, quelle che la distinguono da tutti gli altri e ne fanno un Paese unico e ammirato: il saper fare, l’innovazione che non dimentica la tradizione, i saperi dei territori, la bellezza e la cultura.
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Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (da solo, senza considerare gli altri segmenti della
nostra economia) dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6% del totale degli occupati in Italia.
Dato anch’esso in crescita: +1,5%. Guardando alla dinamica dei settori, il dato eclatante è che, a differenza del quinquennio precedente, tutti i segmenti registrano bilanci positivi, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione. Le performance più rilevanti rimangono connesse ai segmenti che già negli ultimi
cinque anni avevano mostrato segnali positivi, come il design (+2,5% per valore aggiunto e
+1,9% per occupazione), i videogame (+2,5% per il valore aggiunto e +1,7% per occupazione)
e la produzione creative driven (+1,7% per valore aggiunto e +1,5% per occupazione); cui
si aggiungono, in particolare, le attività legate al settore dell’audiovisivo (+2,2% per valore
aggiunto e +1,4% per occupazione), delle performing arts (+2% per valore aggiunto e +2,2%
per occupazione) e del patrimonio (+2,1% per valore aggiunto e occupazione).
Pur restando il talento il cuore di tutti questi settori, segnaliamo che al dinamismo descritto
ha contribuito anche il significativo incremento dei livelli di istruzione richiesti alle professioni
culturali e creative. Tra il 2011 e il 2016 coloro che operano nel Sistema Produttivo Culturale e
Creativo e sono in possesso di una laurea sono aumentati dal 33 al 41%: valore nettamente
superiore al resto dell’economia, in cui si è registrato un incremento inferiore a 3 punti
percentuali (dal 17 al 20%). Segno che il comparto ha individuato anche nella crescita delle
competenze una delle risposte alla crisi che ha investito orizzontalmente tutti i settori, in
particolar modo quelli legati al Core cultura.
Se poi guardiamo oltre il perimetro delle imprese culturali e creative, a beneficiare in modo
rilevante della spinta della cultura è in particolar modo, come c’è da attendersi, il turismo:
più di un terzo (il 37,9%) della spesa turistica nazionale è infatti attivato proprio dalla cultura.
Per questo – per ragioni prima di tutto relative alla conservazione dell’identità e poi di
rilancio dell’economa turistica – è assolutamente rilevante il fatto che, per i prossimi 10 anni,
l’intera quota dedicata alla conservazione dei beni culturali dell’8 per mille destinato allo
Stato sarà utilizzata esclusivamente per interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio
culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. Anche nel corso del 2016 – anno
segnato appunto dal terremoto – le città storico-artistiche, soprattutto quelle più grandi,
si confermano nel loro potenziale attrattivo dei grandi flussi di turismo culturale.